E l’Imperatore greco fu a Firenze
(la peste a Ferrara)
Con Gemisto Plethon
Che narrava la guerra di Delfi
E di POSEIDON, konkretes Allgemeine,
E disse di come Platone andò dal Siracusano Dionisio
Perché aveva notato che i tiranni
Riuscivan sempre nei loro intenti,
Ma non poté persuadere Dionisio
Ad alcuna migliorìa.
[8/61]
«Et omniformis», Psellos, «omnis
«Intellectus est». Divina fiamma. Gemisto:
«Con questa religione
Farai mai uomini dai greci.
Ma fortificare il Peloponneso
Organizzare, e...
accidenti a ‘sti barbari ‘taliani.»
La nave di Novello affondò nella bufera
O comunque gettarono i libri a mare.
[23/209]
E quell’anno (nel ‘38) vennero qui
Il 2 gennaio. Il Marchese di Ferrara
per vedere soprattutto l’Imperatore greco,
E portarlo lungo il canale, alla sua casa,
E con l’Imperatore vennero gli Arcivescovi:
L’Arcivescovo della Bassa Morea
E l’Arcivescovo di Sardis
E il Vescovo di Lacedemonia e Mitilene,
Di Rodi e di Modon Brandos,
E gli Arcivescovi di Atene e Corinto, de Trebisonda,
Il segretario generale e lo stonolifex.
E Cosimo de Medici venne «a Venezia quasi da veneziano»
Quattro giorni dopo)
E il 25 il Signore Sigismundo da Rimini
Per affari di Stato
Tornando poi al campo.
E in febbraio partiron tutti
Per Ferrara, a decidere la questione del filioque
E spirito santo nella Trinità.
Gemisto e lo stonolifex,
E a veder i capelli e le barbe di quei greci
Ti saresti spanciato dalle risa.
[26/241]
Ezra Pound, Stesura di XXX cantos, 1930 (trad. di Mary de Rachewiltz)
Ïdvr
HUDOR et Pax
Gemisto trae tutto da Nettuno
onde i bassorilievi a Rimini
[83/1033]
Ezra Pound, I Canti Pisani, 1948 (trad. di Mary de Rachewiltz)
«Il corpo è dentro» disse Plotino,
Ma Gemisto: «Son Dei per gaiezza»;
per sveltezza nel comunicare
et in nebulas simiglianza
kay'ımoıvsin Deorum
i loro passi: fiamma ventilata
per la legge si combatta, e pei confini
— parentesi eraclitea —
Leucotoe risorse albero d’incenso
— Orchamus, Babylon —
resistendo Apollo.
[98/1297-1299]
E il celeste vuol spiccioli
o s’imbroncia non ricevendoli, (Cfr. Gemisto) un hsiao jên?
[98/1303]
Di un’anima — disse Plotino — il corpo sta dentro
E Gemisto: Dei son per hilaritas;
e per la sveltezza nel comunicare.
[98/1307]
Ezra Pound, Thrones XCVI-CIX de los cantares, 1959 (trad. di Mary de Rachewiltz)
Se le idee di Platone erano paradigmi di realtà nel pensiero personale di Platone, la loro trasformazione in fenomeni ci porta nell’ignoto. Quello che possiamo affermare è che Platone periodicamente provocava l’entusiasmo fra i suoi discepoli. E i Platonici dopo di lui hanno fatto sì che un uomo dopo l’altro diventasse improvvisamente consapevole della realtà del nous, dell’intelletto, a prescindere dalla intelligenza individuale di qualsiasi uomo, del mare cristallino e resistente, dello splendore che ci avvolge come se fosse vetro fuso, pieno di luce.
La storia di una cultura è la storia di idee che diventano azione. Qualunque cosa i platonici o altri mistici abbiano sentito, hanno potuto sporadicamente e spasmodicamente disporre di energie misurabili in parole e azione, assai prima che i medici moderni misurassero le onde elettriche del cervello di soggetti patologici.
Essi svilupparono anche terminologie e comunicarono fra di loro. E non vi è campo in cui lo storico accurato possa più facilmente prendere cantonate che nel cercare di trattare di simili fenomeni, sia per magnificarli che per negarli.
Non vi è neppure alcun dubbio che i Platonici, tutti i Platonici e ogni Platonico, disturbino o disturbi persone dall’intelletto cauto e ordinato.
Gemisto portò in Italia una varietà di Platonismo, e si reputa che abbia dato inizio a una rinascenza.
[...]
E il Malatesta aveva il suo alto senso di giustizia, perché credo che Gemisto sarebbe ancor più dimenticato senza la pietà di Sigismondo. Questo è davvero un bel campo divertente di speculazione e ricerca. La conversazione di Gemisto a Ferrara.
[...]
Gemisto durante la Conferenza delle Chiese orientale e occidentale. Gemisto che commenta Senofonte. Che cerca di elaborare la genealogia degli Dèi. Ficino, al paragone, è soltanto un oratore da panegirici. Ma creato da Cosimo, finanziato da Cosimo, torna a credito di Cosimo.
[...]
Gemisto Pletone negli anni 1430 portò in Italia una specie di Platonismo. Credo che sia più noto grazie al suo sarcofago in Rimini che non per i suoi scritti. Vi è un suo manoscritto in greco nella Laurenziana di Firenze, e un tedesco di nome Schulze (o qualcosa di simile) lo incluse in uno studio di filosofia; credo che a Gemisto sia riservato un intero volume, un esemplare del quale si trova nella Marciana a Venezia. Un suo breve passo fu tradotto ben presto in latino e stampato nelle pagine finali di una delle prime edizioni di Senofonte, ma venne poi omesso nelle ristampe. Credo che si tratti dell’edizione del 1496.
Dicono che Gemisto non trovasse nessuno col quale discorrere, o generalmente parlava sempre lui. Non era un autentico politeista, in questo senso: i suoi dèi vengono da Nettuno, cosicché c’è un’unica fonte dell’essere, acquatica (udor, Talete ecc., come vi pare o quale è la differenza?) E Gemisto aveva precisi scopi, la rigenerazione del popolo greco in modo che potesse arginare la nuova ondata di barbarismo (turco) ecc.
Ad ogni modo amava Aristotele come un chiodo nella scarpa e la sua conversazione doveva essere vivace. Di qui (a occhio e croce) la sinecura di Ficino, a spese del vecchio Cosimo, ammaestrato perché traducesse i neoplatonici greci, Porfirio, Psello, Giamblico, Ermete Trismegisto...
Ezra Pound, Guida alla Cultura, 1952 (trad. di Riccardo M. degli Uberti)
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