martedì 1 marzo 2011
Trattato delle virtù: Recensioni e articoli 5
da LoSchermo.it quotidiano online
Pletone, un filosofo riscoperto
16-01-2011 / Fatti & personaggi / Nazareno Giusti
LUCCA, 16 gennaio- Lo constatava, già oltre 200 anni fa, Giacomo Leopardi: “Tace la fama al presente di Giorgio Gemisto Pletone non per altra causa se non che la celebrità degli uomini dipende più dalla fortuna che dalla ragione”.
E in due secoli non è cambiato gran che, a constatarlo è il riminese Moreno Neri, curatore de "Il Trattato delle Virtù" edito nella prestigiosa collana “Testi a fronte” di Bompiani e traduttore dell'opera ominia del filosofo bizzantino fondatore della scuola neo platonica che influenzò la cultura umanistica del primo Rinascimento italiano.
“Senza Pletone il Rinascimento sarebbe stato una cosa diverso” afferma Neri che ha deciso di partire dal Tempio Malatestiano di Rimini dove riposano le ossa del filosofo prelevete dal capitano di ventura Sigismondo Pandolfo Malatesta, cavaliere in odore di scomunica che si riteneva un suo discepolo e che guidò personalmente, nel 1465, un manipolo di soldati per trafugare le spoglie del filosofo dalla città di Mistrà conquistata dai turchi e che fece del tempio cattolico qualcosa di unico. Qui Neri sostiene di aver fatto, una quindicina di anni fa, da guida ad un gruppo di massoni greci aderenti alla Loggia Giorgio Gemisto Pletone di Salonicco.
Allievo della prestigiosa scuola ottomana di Adrianopoli, Pletone, studiò sopratutto Platone che andrà a insegnare nella città dei despoti bizantini di Mistra dove viveva l'uomo considerato più saggio dell'impero: l'ex imperatore Giovanni VI Cantacuzeno (1341-1354).
Arrivò in Italia a seguito dell'imperatore Giovanni VIII Paleologo nel 1438 in occasione del Concilio di Ferrara e Firenze (estremo tentativo di far rimanere insieme la Chiesa d'Oriente con quella d'Occidente), durante il quale Pletone tenne delle lezioni nelle quali diffondeva gli insegnamenti platonici e neoplatonici, criticando aspramente i monoteismi cristiano e musulmano e auspicando la ripresa dell'antica religione ellenica in funzione universalista, sostenendo che essa sola sarebbe stata in grado di fondare la pace universale e di superare le controversie che affliggevano i monoteismi abramitici.
A Firenze Pletone ebbe molto successo, le sue lezioni erano molto frequentate e si cercò di applicare ciò che lui insegnava influenzando l'accademia neo platonica di Marsilio Ficino che si definiva suo allievo e ricordava: "Il grande Cosimo quando si svolgeva a Firenze il concilio per l'unificazione della Chiesa greca con la latina, ascoltò spesso le discussioni sui misteri platonici di un filosofo greco che di nome si chiamava Gemisto, di soprannome Pletone, quasi fosse un secondo Platone."
Il pensiero di Pletone, che fu fondamentale nella formazione di Bessarione (il cardinale bizzantino che stava per divenire papa), fu censurato dalle grandi religione monoteiste. Al momento della sua morte il patriarca di Costantinopoli Gennadio Scolario fece bruciare il suo "Trattato delle Leggi" e invitò tutti i despoti a "togliere di mezzo" i suoi, molti, allievi.
Ma ormai Pletone era riuscito a trasportare in Occidente le sue idee piantando un nuovo seme in quella che sarebbe divenuta la culla della moderna civiltà (ri)nata dopo i secoli bui.
http://www.loschermo.it/articoli/view/31704
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