Adrian Stokes e il suo Stones of Rimini sono menzionati da Elémire Zolla in The
Androgyne reconciliation of male and female, New York, Crossroad, Thames
and Hudson ltd, Londra 1981; trad. it. "L’Androgino
Alchemico", in ANDROGINO a cura di A. Faivre e F. Tristan, editrice ECIG, Genova, 1991.
L’incontro con due serpenti accoppiati
è presso molti popoli il più favorevole degli auguri. Nel mito di Tiresia un
tale incontro segna l’inizio del destino di androgino e veggente del
protagonista. Nello yoga e nel tantrismo il motivo dei serpenti allacciati
rappresenta il perfetto equilibrio delle energie interne. Formicolii della
spina dorsale, serpenti eretti e falli in erezione sono fenomeni imparentati
fra di loro. Una nota acuta produce un brivido lungo la spina dorsale; e una
melodia che si snoda a spirale, suonata da un flauto, ritmata da un tamburo o
ballata da agili e leggiadre membra, fa alzare sia i serpenti sia i falli. La
particolare e completa estasi dell’androginia è simboleggiata dal caduceo che,
in quanto rappresentazione dell’accoppiamento di serpenti, denota la
corrispondenza, sezione per sezione, dell’essere androgino con il cosmo. Nella
tradizione occidentale, Giordano Bruno, in De immenso et innumerabili
(VI,5), descrive la
compenetrazione di serpenti accoppiati come emblema dell’amplesso fra il
Sole-Dioniso e la Terra-Cerere. I raggi solari, egli dice, penetrano nell’utero
dell’umidità terrestre per raggiungere eternamente il femore stesso della madre
cosmica. Il femore è l’osso con cui si fanno i flauti. Entrare in rapporto con
questo nucleo della vita cosmica è il fine dell’adepto, sia come alchimista sia
come mistico. L’adepto s’identifica con Mercurio, il fluido principio androgino
della realtà. Mercurio dapprima è assopito e si astrae dal mondo della veglia
per sognare i giusti sogni. Il suo corpo sottile emerge dal suo inguine come un
caduceo (indicazione anche del sonno REM, in cui si producono erezioni). Sopra
di lui aleggia il principio della luce e del calore. Nella fase
successiva lo vediamo incoronato, con il caduceo perpendicolarmente
eretto che va a toccare il centro del cuore, dove il sole e la luna si
congiungono androginamente. Un piede poggia sulla terra, l’altro sul fuoco.
Nella terza immagine la trasformazione è compiuta: Mercurio è ora il perfetto
androgino e regge il globo imperiale nella mano sinistra e il caduceo nella destra.
Il caduceo è ora esternato e conferisce armonia non solo all’uomo interiore, ma
anche al mondo esterno. Saturno e la Luna, Giove e Mercurio, Marte e Venere si
fondono finalmente l’uno nell’altro e tutti insieme in un’unità, e Mercurio li
porta, come un mazzo di fiori, dentro le viscere della terra, dove diverranno
le anime rispettivamente del piombo e dell’argento, dello stagno e del
mercurio, del ferro e del rame, formando una spirale che culmina nell’oro
solare. Il Mercurio di Agostino di Duccio ci appare all’apice del suo potere. I
dettagli di questa immagine devono essere stati suggeriti dagli ermetici che si
erano raccolti alla corte di Sigismondo Malatesta. Le stelle sullo sfondo
alludono all’armonia delle sfere; il bastone magico guida le anime nella
discesa e nella risalita dalle profondità della terra; il gallo della vigilanza
è appollaiato sul piede sinistro; il cappello conico della magia s’innalza
verso il cielo sul capo dell’androgino, e le nubi che gli fluttuano intorno
alle ginocchia suggeriscono, come ha osservato Adrian Stokes (The Stones of
Rimini) il moto
elicoidale di un vortice che s’innalza. Il piede destro, maschile, poggia sulla
roccia con cui è possibile accendere il fuoco, mentre il piede sinistro,
femminile, è immerso nelle femminili acque. La saggezza, in greco sophia, rappresenta il legame fra l’Unità
Divina e gli archetipi ideali della Creazione. Certi teologi russi hanno
ravvisato in Santa Sofia la Quarta Persona di Dio. Come esperienza di vita, in
tutta la storia del cristianesimo, dai primi gnostici ai recenti sofianisti
russi, Sofia rappresenta lo struggente desiderio di una pace e di una grazia
oltremondane, simile, secondo il tradizionale paragone degli gnostici,
all’indefinibile nostalgia provata dal figlio di un re che vive, ignaro delle
sue origini, in povertà. Teologicamente Sofia è lo specchio di Dio e, nel
contempo, lo specchio della pura consapevolezza per gli uomini. Essa è femmina
in rapporto a Dio, ma androgino in rapporto all’umanità. Vladimir Solovev, il
grande sofianista russo dell’Ottocento che evocò Sofia come sfida allo Spirito
dell’Umanità del pensiero positivista, vedeva la mascolinità di Sofia
manifestarsi in Gesù e la sua femminilità in Maria.
Agostino di Duccio, Mercurio, Tempio Malatestiano Rimini, metà XV
secolo, da “Stones of Rimini” tav. 46
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