Il riferimento bibliografico esatto del mio intervento è: "La simbologia astrologica dell'iniziazione", in Sulla
soglia del sacro: esoterismo ed iniziazione nelle grandi religioni e nella
tradizione massonica: Firenze, 1-3 marzo 2002: atti del Convegno di studi / a
cura di Antonio Panaino, Mimesis, Milano, 2002, pp. 207-217.
La mia comunicazione era corredata da una serie di illustrazioni: la serie dei dodici segni zodiacali tratti dalla Cappella dei pianteti del Tempio Malatestiano. Le immagini dei segni non appaiono nel libro. Ecco, quindi, in questo post il testo con le immagini.
LA SIMBOLOGIA ASTROLOGICA DELL’INIZIAZIONE
Non
vi dirò, uno per uno, dei simboli astrologici, poiché, come diceva Plutarco, i
simboli non dicono, ma accennano, alludono, velano. Tenterò, invece di
interrogarmi, in generale, su come dalla platonica “difficile scienza del
sorgere e del tramontare degli astri”,
la più remota scienza, come hanno mostrato gli studi del Cumont e quelli di Boll, Bezold e Gundel, nasce un’immagine unificante,
una sintesi del cosmo stesso, come Platone spiega nell’Epinomide. L’apparente sfera dell’universo fu da Pitagora per
prima chiamata cosmo, “ordine”, per l’ordine che esiste in essa. Ma se è vero
che per Pitagora nulla è altrettanto specifico alla filosofia quanto l’uso dei
simboli, come quelli che vengono impiegati nella celebrazione dei misteri,
voglio interrogarmi, ricordare, dire e affidare a un modo di parlare che abbia
qualcosa del discorso e del silenzio al tempo stesso. Quanto al discorso, al
dominio intellettuale, vi dovrete accontentare delle mie disordinate parole, sperando
che in esse, vi siano ispirazioni e suggerimenti a chi è per natura amante
della sapienza, ovvero filosofo. Tali da suscitare nell’anima quella tendenza
che spinge alla verità e alla fine dare, come afferma Platone nel dialogo
richiamato un po’ per gioco, un po’ seriamente, — serio ludere dicevano nel Rinascimento—, quella felicità davvero riservata a pochi.
Per il silenzio, il dominio della visione intuitiva del simbolo che dà responsi
a quanti lo interrogano, ne leggerete il segreto custodito dalle immagini che,
ordinatamente, scorreranno, tratte da quel platonico e perciò “pagano” Tempio
di Rimini, consacrato al culto dell’amore ed edificato in quel Rinascimento, in
cui per un attimo la sapienza italica fu la sapienza universale.
1. ARIETE
L’esoterismo ha sempre avuto il ruolo, nella storia
delle idee, di far rinascere una trasfigurazione di senso e si può
ragionevolmente affermare che esso ha sempre avuto il compito di trasmettere
taluni sistemi di sapere in via di estinzione — l’astrologico tra essi —, non
solo per imporre il semplice risarcimento della memoria del mito e del simbolo,
ma per ri-orientare il sapere.
Afferma
Jean Marques-Rivière: gli esoterismi, con il loro potere di agire sui piani
ideologici, guidano il mondo. Il medesimo concetto fa la sua comparsa in questa
nostra felice stagione zodiacale, “la primavera della massoneria”, inaugurata
dalla Gran Maestranza Raffi: la massoneria cambia le idee del mondo…
Non si potrà fare a meno di osservare come sia sempre
stato perenne il tentativo dell’uomo di adeguare il proprio mondo materiale
all’ordine celeste, a quell’ordine immutabile del tragitto dei pianeti e delle
stelle e del ripresentarsi delle stagioni.
Nel
mondo della tradizione esoterica la rivoluzione è un ritorno, quasi astronomicamente
scandito, ad una condizione originaria perduta in virtù di un perturbamento
intervenuto nell’ordine delle cose. Per Platone, amore della sapienza non significa aspirazione a
qualcosa di mai raggiunto, bensì tendenza a recuperare quello che già era stato
realizzato e vissuto. Rimane forse questo il modo migliore
d’introdurre il concetto d’iniziazione, di mutamento ontologico, di palingenesi
e rigenerazione.
Come
vi sia identità tra la fascia zodiacale dell’astrologia e l’iniziazione, tra il
“compier per intero il proprio giro”, in cui il fine è la fine e insieme il
compimento di un nuovo inizio, lo vediamo nei termini greci che derivano dalla
radice tel, appunto “girare
intorno”: télos, fine, risultato,
compimento, telamòn, fascia che
cingeva simbolicamente il capo dell’iniziato come circondava l’universo, telesma, sacro, da cui gli arabi trassero il nostro
talismano, e infine, ma non ultimo, telestés, il miste, l’iniziato. E se ne dovrà trarre che chi è
iniziato porta a compimento, segue il proprio corso, ha per fine l’entelecheia, il perfezionamento dell’opera. Nel tempo ciclico del
rito iniziatico, come in quello astrologico, c’è dunque identità tra il fine e
la fine, tra l’inizio dell’opera ed il suo compimento.
2. TORO
2. TORO
Da
tali cenni confido si sia, almeno in parte, compreso come nelle società
tradizionali tutta la vita di un iniziato si trasformi in un rituale continuo e
regolato – un inesorabile programma –, come ogni oggetto del mondo intorno a lui
sia considerato un simbolo dell’eterno fondamento del mondo, come ogni sua
azione, anche la più semplice, abbia un ribadito senso di sacralità. Questa,
insomma, come dice Platone è la via da battere, facile o difficile che sia. Tanto che ogni squadratura del Tempio è una
quadratura del cerchio zodiacale.
L’iniziazione
rimane anche la maniera migliore per cercare di riuscire a capire perché nel
nostro Tempio vi siano i segni astrologici, perché alle nostre radici si
conservi la memoria di Pitagora e di Platone, perché astrologia e matematica,
scienze connesse l’una all’altra, come lo è la geometria all’essenza del cosmo,
siano così vincolate all’architettura, all’arte edificatoria della libera
muratorìa. Alle sue radici vi si vedrà, antropologicamente, il ciclo delle
vegetazione, come vuole la magia simpatetica di James Frazer, o solo
classicamente il mito, fattosi “visione del mondo”, della renovatio, della rinascita, della palingenesi ossia della
rigenerazione e dell’iniziazione. Chiamiamola, se vogliamo passare ad altri
domini di discipline congeneri, idea-forza, archetipo al modo della
psicoanalisi, ma di questo mito, nei nostri lavori se ne ha piena coscienza e
diviene mito vivente, poiché di tale mistero tiene conto.
Ha
ragione Mircea Eliade a sostenere che la caratteristica dell’uomo moderno è
proprio questa sua volontà di considerarsi un essere unicamente storico e
non anche mitico, questo suo desiderio di vivere in un cosmo radicalmente
desacralizzato. Quindi una delle
caratteristiche del mondo moderno occidentale è, salva la nostra eccezionalità,
la scomparsa dell’iniziazione. E con essa uno dei suoi aspetti simbolici,
l’astrologia.
3. GEMELLI
3. GEMELLI
E ciò, nonostante sia, ormai pacifico, nella storia della matematica, che
gnomoni, paletti e funi, le versioni primordiali ma assolutamente identiche ai
meno antichi squadra e compasso della geometria euclidea, furono gli strumenti
di una geometria sacra, che aveva come compito di riprodurre sulla “terra”
modelli matematici dell’universo, e orientare e misurare, nella costruzione di
templi e di città, eventi celesti e solari. Il confronto tra cielo e terra, la
loro misurazione, la disposizione astronomica di tali orientazioni e delle
conseguenti operazioni è carattere comune nella storia dai rituali vedici,
passando per l’Antico Regno d’Egitto fino alla Grecia. Dallo stato di
desacralizzazione del nostro mondo e della nostra vita, dal progressivo
allentamento dell’aurea catena che lega cielo e terra, se ne desumerà la
necessità che il maggior problema da affrontare per l’iniziato è la ri-orientazione del sacro e della Città.
Di
come sia avvenuto appunto il dis-astro, il ribaltamento e la sovversione di questo concetto
tradizionale, del perenne tentativo umano cioè di trasferire l’orbe celeste sul
mondo terrestre, in altre parole di rigenerare lo spazio attraverso la
proiezione di archetipi celesti, — considerato il tempo limitato — faremo qui un
solo accenno. E’ Agostino che separa la città terrestre, la politica appunto,
dalla città di Dio. La prima diviene il riflesso speculare negativo della città
celeste, sentina d’ogni vizio e condannata ad un tragico e buio destino
apocalittico.
Si
comprenderà come qui vi siano in gioco due differenti concezioni del tempo e
dello spazio. Per lo spazio una concezione monista-politeista nel quale la
molteplicità delle manifestazioni terrene è riflesso dell’iperuranio, contro
una dualista dove bene e male, cielo e terra sono nettamente separati; per il
tempo ad un concetto tradizionale della sua ciclicità, rappresentato
dall’astrologia, si sostituisce un concetto lineare, non solo erroneo dal punto
di vista metafisico ma anche sotto l’aspetto stringentemente logico.
4. CANCRO
4. CANCRO
Compito
del filosofo, diceva Pitagora, è contemplare il cielo. Il tracciato di una
notte stellata misurerà dunque le nostre certezze. Osserveremo il crescere di
Orione come fu osservato nel peregrinare di Odisseo e nel viaggio di Enea. Non
vi è differenza tra quelli e il nostro andare. Ogni esistenza ha le sue
partenze, lungo il viaggio, nel mare color del vino, incontreremo sirene e
ciclopi, ci si imbatterà in tempeste e passioni ma sovente il loro fragore ci
travolge per sanarci. La storia di antiche gesta ed opere non ci sarà qualcosa
d’estraneo. Ci convincono anzi di un mondo decrepito che ha bisogno di essere
ricondotto alla sua giovinezza, di un Occidente che non è più in grado di
intendere il linguaggio del mito, del simbolo, degli Antichi Misteri. Ma poiché
nel mondo delle idee nulla si distrugge, l’originario messaggio, la Tradizione,
è sopravissuto presso la nostra Istituzione per quanto orbato della sua remota
e primigenia luce. Come dice Platone nel Fedro: solo l’anima del filosofo mette le ali. Infatti
con il ricordo, per quanto gli è possibile, egli è sempre in rapporto con
quelle realtà, in relazioni con le quali anche un dio è divino. Un uomo che si
serva di tali reminiscenze in modo retto, in quanto è sempre iniziato a misteri
perfetti, diventa, lui solo, veramente perfetto…viene accusato dai più di
essere uscito fuori di senno, egli è invece invasato da un dio. Come avvenga questo germogliar di ali nell’anima, il
loro nutrimento e accrescimento, Platone ce lo spiega nello stesso dialogo:
attraverso un ordinato percorso lungo le dodici schiere di dei e dèmoni, ovvero
percorrendo il giro dello zodiaco, tenendo salde le redini del secondo cavallo,
opposto a quello del bene e del bello, che tende a condurre il carro dell’anima
in basso.
5. LEONE
5. LEONE
E
nella Repubblica ci spiega che non
c’è arte o scienza che possa dirsi indipendente dalla disciplina del
discernimento dei numeri, per la sua connaturata capacità di condurre alla
conoscenza...di trascinare in tutti i modi verso l’essenza della realtà,
ad essa segue la geometria – ricordate? Nessun ignaro della geometria entri
sotto il mio tetto raccomandava
Platone–, al terzo posto, come vie d’accesso alla saggezza, risiede
l’astrologia. Stabilito l’accordo tra l’ordine del numero, la proporzione della
geometria e i segni del cielo, ci resta da por mano ai timoni degli eterni
viaggi di Odisseo e di Enea. “Roma” o “Itaca” non sono al limitare del nostro nostos. Anche se fossimo privi del male del ritorno, la
nostalgia, il solo ricordo ci darà una qualche volontà invasata, davvero
entusiastica, cioè nel suo reale senso etimologico “posseduta dal dio”, sia
essa Minerva o Venere, o qualche altro dio, perché per ognuno di noi c’è
un’entelechia, un karma, un compimento dell’opera. C’è sempre un’Itaca dove
ripristinare la legge o una città da rifondare, se si è perduta quella degli
avi tra le fiamme. Davvero la storia degli eroi come degli dei è gesto mitico
da imitare, modello archetipico da riprodurre, ma in sé modello superato e già
in declino rispetto alla permanente generazione di nuovi cieli, nuove stagioni
e nuove terre. Per Odisseo tornato s’appresta il varco delle colonne d’Ercole,
per Enea la discendenza della pax augustea. Veramente, la storia sacra non ammette d’essere coniugata con la
posticcia durezza della linea, ma occorrono le morbide curve dell’infinito. Sette
scalini saliamo, ma continuiamo a vederne sempre sette. La scala dei grandi misteri dell’ascesa e discesa
tra i sette pianeti non ha mai fine.
6. VERGINE
6. VERGINE
I
miti sopravvivono anche dissacrati ed è proprio allora che vanno temuti, quando
si sovverte la sapienza in fede; quando il secolarismo, l’aspetto pratico della
desacralizzazione, divide Dio da Cesare e il sacro da noi; quando si modifica
la dimensione sacra deformando la curva del cerchio eterno nella linea degli
obiettivi di una politica totalitaria e delimitata; quando al kyklòs, il cerchio perfetto che emana dall’Uno si
sostituisce l’éschaton, il punto
finale d’una retta; quando alla protologia, cioè alla scienza dei principi
primi, si sostituisce l’escatologia, la fede nell’ultimo giorno: sia esso il
messianismo giudaico, la parusia cristiana o l’ora dell’Islam, il mito della
società comunista o quella del progresso o dello sviluppo, più o meno
sostenibile, del capitalismo e della globalizzazione.
E
fanno della nostra storia una storia omicida, nella misura in cui si crede di
trovare il proprio fine e la propria fine nell’impresa pseudoscientifica della
smitizzazione e della cancellazione dell’iniziazione e del rito astrologico e
si letteralizza il politico nel partitico, cogliendo solo una parte del tutto.
Se si vuole dunque cominciare
a capire qualcosa di astrologia bisognerà davvero partire da Platone. Ma non
basterà leggerlo, occorrerà intenderlo. E non fare come chi considera la
protologia la scienza dell’uomo preistorico, non, si badi bene, quella dei
principi primi, o quella dell’uomo primordiale, cioè di un uomo allo stato superiore
dell’essere.
7. BILANCIA
7. BILANCIA
Talché s’irride al rimedio
proposto, sempre troppo vicino agli dei ed eroi, su quella verità segreta e
inaudita che sfugge all’intelligenza del pensiero razionale e allora, ci si dice, si transita lungo i sentieri,
tra gli altri, dell’esoteria e dell’astrologia, si percorre la storia
all’indietro per trovare laggiù, in scrigni ben serrati, di cui solo alcuni
detengono le chiavi, quei tesori illuminanti il senso della nostra storia e
della vita. Si ricorre cioè a un
linguaggio simbolico, che ci si rimprovera, non nasconde alcun mistero, ma solo un’insufficienza espressiva di chi ancora non si è sollevato al concetto
razionale. Ma non è, al contrario, il concetto razionale ad essere il solido
fondamento propedeutico per una formazione veramente filosofica? Non sarà
invece insufficiente l’argomentazione logica per chi voglia intraprendere la
via della conoscenza? E la vita non trabocca di dati irrazionali, di
un’occultezza così pervasiva, che dirli è ridondante? E perché mai nei giardini
dell’Accademia si veneravano congiuntamente Athena ed Eros? La misteriosa
pietra preziosa, davvero lavoro di donna e gioco di bambini, è, se si vuole, una fantasia, semplicissima da
trovare. E’ un’energia, è un moto dell’anima, individuale e del mondo, che in
certi momenti troviamo raccolta in noi stessi, in certi momenti ci avvolge. La
nomineremo solo alla fine, anzi l’abbiamo già nominata all’inizio e ora. Negli
scettici monocoli non c’è il conforto di quella scienza, dalla “qualità
noetica”, colma d’illuminazioni e rivelazioni, che Platone definisce rasserenante e che a chi riflette a fondo fa apparire come il
legame originario di tutte le cose è uno.
E’ Iynx, l’incantesimo magico,
l’inflessibile sostegno del cosmo che ogni volta ci ridà slancio. Ma non
possiamo rimuovere quell’ingiusto disprezzo e derisione verso quei principi
primi che per Platone si riducono in brevissime proposizioni.
8. SCORPIONE
8. SCORPIONE
Da non ardirsi da esporre a
un pubblico inadatto e inadeguato, giacché fanno ritenere, per i molti ignari,
ciò che di soppiatto abbiamo nominato al principio e che ridiremo alla fine,
una scempiaggine, quasi si fosse paladini di un bizzarro goethiano
romanticismo. Tanto indicibile, che, quando lo nominiamo, accaniti teologi
senza filosofia ci concedono un’espressione particolare che secondo loro
qualifica l’essenza del nostro discorso: “melassa sincretista”; eppure per noi
prossima all’ambrosia, quel nettare degli dei che Acquario-Ganimede versa come
un prelibatissimo vino che ogni volta ci ringiovanisce, ogni volta che la sua
ebbrezza ci coglie ci fa risollevare senza età.
Non
mi addentro, invece, ai piedi del mistero del trono di Ananke, la Necessità, se
regna un rigido determinismo o ci è negato il libero arbitrio, che è il tema
complesso del fondo astrologico. E d’altra parte, proprio questa concezione,
che esaurisce tutto nell’ordine necessario della realtà, riconosce in pieno il
valore del mondano. La sua funzione mediatrice lo lega alla situazione, senza
concedergli la pace di un’esistenza distaccata e separata, Ananke e Angoscia
hanno la stessa radice. Diremo solo che se l’universo è opera di un saggio
artefice divino, a ogni essere è stato assegnato un posto, che deve tenere a
caro prezzo, o fuor di metafora, che l’uomo è partecipe di organismi
molteplici, a loro volta parti del gran tutto che è il cosmo. Poiché l’uomo è
membro di una famiglia, della città, dell’universo, la giustizia consiste per
lui nel comportarsi verso il tutto come la sua porzione di natura assegnatagli
esige, dando a ognuno quel che gli è dovuto.
L'archetipo
della en to pan, della totalità,
del tutto e delle sue parti, di micro e macrocosmo, dell’universo e del Sé, è
antico quanto l’uomo e tende a presentarsi alla coscienza con simboli di
perfezione quali si possono esaminare negli elementi del cosmo zodiacale.
9. SAGITTARIO
9. SAGITTARIO
Il
cerchio zodiacale, da compararsi al mandala, richiama subito alla mente
l’alchemico Uroboros, il serpente orfico primordiale, perfetto in sé, senza
inizio e senza fine, autofecondante, autorigenerante ed autosufficiente,
strettamente connesso ad Ananke, il giogo, il collare, la fascia, la ghirlanda.
Li troviamo raffigurati nelle prime immagini del mondo, come delimitatori e
contenitori cosmici. Allo stesso modo i segni zodiacali decorano le pareti
settentrionali e meridionali del tempio massonico. Sullo zodiaco misuriamo, a
feste, il sentimento di durata della Massoneria con equinozi e solstizi.
Ma
non ci dilungheremo in spiegazioni ulteriori sulla simbologia astrologica dei
templi, raffigurazione dell’universo estremamente complessa, e che, se
opportunamente meditata, prodiga – vi assicuro – “senno benefizio e giubilo”.
Come al solito, tacitamente, inviteremo chi voglia applicarsi ad essa a
reperire informazioni dettagliate in proposito in trattati onesti, indicando
due nomi sicuri, quelli dei Fratelli Arturo Reghini e Ivan Mosca.
In
quest’opera di ri-sacralizzazione, di anamnesi platonica, di reminiscenza,
ovvero di vera conoscenza, dal buio della caverna riconosceremo ancora altri
segni chiari che vediamo intorno a noi nelle idee del mondo, nell’antropologia,
nella psicanalisi, nella letteratura e nelle arti figurative, in talune ipotesi
degli scienziati e persino in certe “mode”. Di alcuni s’è già dato un breve
accenno, altri brevi, e incompleti, necessiteranno.
Commentando alcuni passi di Paracelso, Carl Gustav
Jung scriveva nel 1946: egli considera la psiche oscura come un cielo
notturno disseminato di stelle, un cielo in cui i pianeti e le costellazioni di
stelle fisse sono rappresentati dagli archetipi in tutta la loro luminosità e
numinosità. Il cielo stellato è infatti il libro aperto della proiezione
cosmica, del riflesso dei mitologemi, degli archetipi appunto. In questa
visione astrologia e alchimia, le due antiche rappresentazioni della psicologia
dell'inconscio collettivo, si danno la mano.
10. CAPRICORNO
10. CAPRICORNO
In altre parole il medico delle patologie del corpo
non può dirsi tale se non conosce l’altra metà dell’anima che è nei corpi
planetari. Per il dominio della
scienza medica circa la sopravvivenza degli astri, segnaleremo nella
psicoanalisi la feracità della scuola che a partire da Jung si dirama nella
psicosintesi di Roberto Assaggioli, fino alla psicologia transpersonale, e
cresce ancora nella psicologia dell’anima di James Hillman e la noteremo nella
medicina olistica e psicosomatica.
Passando dalla psicologia transpersonale, troveremo
una traccia d’una concezione astrologica, cosmica, nella filosofia
dell’ecologia profonda. Ci limiteremo ancora ad evocare della nuova fisica il
suo scienziato più popolare Fritjof Capra il cui esergo a un suo celebre libro
dichiara: questo sappiamo. Che tutte le cose sono legate come il sangue che
unisce una famiglia. Tutto ciò che accade alla terra accade ai figli e alle
figlie della Terra. L’uomo non tesse la trama della vita; in essa egli è
soltanto un filo: qualsiasi cosa fa alla trama l’uomo lo fa a se stesso. Che è, in altre parole, il medesimo messaggio che
Plutarco lanciava contro lo sfruttamento fuor di misura astrologica della
natura: per chi ragiona bene, la ricchezza conforme a natura
ha i suoi limiti e il suo confine, tracciato tutto intorno dal bisogno come da
un compasso.
11. ACQUARIO
11. ACQUARIO
Osserveremo,
per la moda, la popolarità dell’Età dell’Acquario, fondata sulla
precessione degli equinozi, di cui, al di là di Ipparco, si trovan tracce
nell’antico pitagorismo e nei misteri mitraici. Ma sul perfetto orologio
cosmico della precessione e sulla lingua universale dei miti in cui son
congelati elementi di alta astronomia si dovrà opportunamente rinviare
all’opera di Giorgio De Santillana. O renderla ancor più difficoltosa col
sistema delle concordanze delle quattro tappe degli Yuga, i cui contributi più
qualificati della loro portata simbolica, e perciò della traduzione astrologica
del significato di cicli ed ere, sono le opere in proposito di Paul Lecour,
René Guénon e Gaston Georgel. E se Dante cantava nelle sue terzine il grande
anno cosmico: tu vedresti il Zodïaco rubecchio / ancora a l'Orse più stretto
rotare, / se non uscisse fuor del cammin vecchio, sarà difficile non restar sedotti, a conferma della
perfetta analogia e sincronicità tra il microcosmo e il macrocosmo, dal dato
che il numero medio delle respirazioni, — in greco ánemoi da cui anima—, compiute da ciascuno di noi nel tempo
di una rotazione terrestre, cioè in un giorno, corrisponde al tempo richiesto
per compiere l’intero giro di precessione, riconosciuto dalla scienza, in
25.920 anni terrestri.
Quanto all’arte e alla
letteratura sull’astrologia è purtroppo una storia che partita dallo scudo di
Achille sembra arrestarsi al Rinascimento. Ma che ricchezza interpretativa
sulla ramificata penetrazione della sapienza astrologica nel pensiero
occidentale negli illuminanti saggi della scuola iconologica e warburghiana,
dallo stesso Warburg fino a Panofsky, Seznec, Gombrich, Saxl, Wind, per non
parlare degli studi di Eugenio Garin sullo zodiaco della vita e sulla
tradizione ermetica della Yates … Ne concluderemo che i misteri pagani
dell’astrologia furono concepiti per iniziati e richiedono quindi
un’iniziazione. Ma basta…
Abbiamo indicato alcune ermeneutiche del mondo
profano, delle “metamorfosi degli astri”. Sono alcuni segnacoli, delle erme ai
crocicchi delle strade che ho incontrato ed amato nei territori che ho
frequentato, e che possono dare a chiunque la ventura di ricondurre al sentiero
verso la soglia del sacro, solo col tuffarci nel ben più enorme mare della
persistenza delle testimonianze astrologiche della nostra epoca. Vi ci siamo
gettati a testa bassa come l’Ariete. Siamo giunti, infine ai Pesci.
12. PESCI
12. PESCI
Come essi sguazzandovi vi abbiamo colto qualche
riflesso, attenti a cogliere i cambiamenti nella corrente, dal momento che ogni
generazione cerca di arrivare ad una propria comprensione di tutto ciò che è.
Solo qualche riflesso… è impensabile esaurire in una presentazione sintetica
come questa un discorso sulla permanenza dell’astrologia e sulla sua
coincidenza sincronica con l’iniziazione: per esso non basterebbe una tavola
universale delle effemeridi!
Non
resta che la scelta tra la città di Dio e il cosmo astrologico: ascoltare il
messaggio dei simboli, parte imprescindibile del cammino verso la propria
totalità o, restando sordi al loro richiamo, rifiutare questa nuova rinascita
per proseguire, tristemente e arrogantemente imperterriti, nella strada che
conduce alla morte dello spirito. Al contrario siamo di nuovo pronti ad alzare
gli occhi verso il Sole che tutto regge e governa, come dice Macrobio, raffigurato astrologicamente dal
glifo di una circonferenza con un punto al centro. Il simbolo eliaco è il G∴A∴D∴U∴ al centro della sua creazione, significatore generale
dell’amore, l’astro ci rivela che ogni opera dev’essere basata su un atto
d’amore. In ciò facilitati e sorretti dall’antidogmatismo che ci è proprio,
come il dantesco geometra che tutto s’affige per misurar lo cerchio alla fine non troveremo altro, custodito nel punto
centrale, lo scrigno segreto– e scusate se è insufficiente, se è primitivo, se
è illogico e irrazionale, ma già con cautela l’ho detto e infine, come Dante,
lo nomino ancora – l’amor che move il sole e l’altre stelle.
La
stessa teleologia astrologica e illuminativa scoveremo nelle parole della
sapienza tradizionale musulmana, contemporanee a quelle del grande iniziato
fiorentino, del Maestro Sufi Jalal
ad-Din Rumi: perché
non vuoi che la parte si ricongiunga al tutto, il raggio alla luce? Nel mio
cuore contengo l’universo, attorno a me, il mondo mi contiene… La cosa più
importante che puoi fare nella vita è diventare un amante appassionato, e se
sei un amante appassionato nella vita, allora sarai un amante nella morte,
sarai un amante nella tomba, sarai un amante nel giorno della rinascita, sarai
un amante in paradiso e sarai un amante per sempre. Ma se non hai imparato come
amare, allora non considerare la tua vita come una vita vissuta…
Giunto
alla fine del tempo (il tempo accordato per questa conferenza) vi ringrazio per
una delle virtù dell’amore, l’incondizionata tolleranza, che in questo tempo mi
avete voluto mostrare.
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