Il 14 maggio 2003, esce per i tipi di Raffaelli Editore, 27esimo numero della Collana Scintille
Grazie a Biblioteca Italiana (BibIt), una biblioteca digitale di testi rappresentativi della
tradizione culturale e letteraria italiana dal Medioevo al
Novecento, promossa dal "Centro interuniversitario Biblioteca
italiana telematica" (CiBit), e gestita dalla sua unità attiva
presso l'Università di Roma "La Sapienza", con il
supporto del progetto "Biblioteca Digitale Italiana" (BDI, http://www.iccu.sbn.it/bdi.html)
del Ministero per i beni e le attività culturali, i due testi leopardiani sono ora presenti sul web in forma digitale. Il Discorso è a questo url, anche se manca l'ultimo capoverso - proprio quello da cui è tratta la citazione da noi fatta sopra - (mettetelo!) , mentre l'Orazione è quest'altro url.
Tuttavia, nella mia plaquette, assieme all'introduzione del Recanatese e alla sua traduzione di questo scritto d’occasione, tra gli ultimi di Pletone alla vigilia della propria morte, si trova anche la prima traduzione in italiano dell’Epinomide, il capitolo conclusivo del Libro III del suo disgraziato trattato Le Leggi, mandato per la maggior parte al rogo, e qui proposto come utile appendice di confronto con l'Orazione funebre per Elena Paleologina, con la quale ha notevoli e numerose corrispondenze, talora alla lettera, per nomi, termini e concetti.
Giacomo Leopardi, Discorso in proposito di una orazione greca - Orazione di G. Gemisto Pletone in morte della imperatrice Elena Paleologina / in appendice: Giorgio Gemisto Pletone / Epinomide, traduzione e note di Moreno Neri, Raffaelli Editore, Rimini, 2003
66 pagine al prezzo di 10,00 €, ancora acquistabile al sito di Raffaelli Editore.
Rendere vivo ciò che si vorrebbe morto e sepolto (sebbene in un’arca
di quel Tempio Malatestiano che è stato definito il simbolo stesso del
Rinascimento), farne riaffiorare i pensieri – ce lo dice lo stesso
Giacomo Leopardi – è una missione eroica piuttosto che un esercizio
pacifico dell’erudizione: E io poi sono di opinione che i
libri degli antichi, Latini o Greci, non solo di altre materie, ma di
filosofia, di morale, e di così fatti generi nei quali gli antichi ai moderni
sono riputati valere come per nulla, se mediante buone traduzioni fossero più
divulgati, e più nelle mani della comun gente, che essi non sono ora, e non furono in alcun tempo, potrebbero giovare
ai costumi, alle opinioni, alla civiltà dei popoli più assai che non si
crede; e in parte, e per alcuni rispetti, più che i libri moderni.
Tuttavia, nella mia plaquette, assieme all'introduzione del Recanatese e alla sua traduzione di questo scritto d’occasione, tra gli ultimi di Pletone alla vigilia della propria morte, si trova anche la prima traduzione in italiano dell’Epinomide, il capitolo conclusivo del Libro III del suo disgraziato trattato Le Leggi, mandato per la maggior parte al rogo, e qui proposto come utile appendice di confronto con l'Orazione funebre per Elena Paleologina, con la quale ha notevoli e numerose corrispondenze, talora alla lettera, per nomi, termini e concetti.
Ahimè, è un libriccino di cui si è poco parlato e scritto. Ma, oltre ogni rammarico, su Leopardi e sulla sua traduzione dell'Orazione mi sono dilungato nel mio Pletone / Trattato delle virtù, dove ho persino corretto un errore presente in questo libro del 2003 e che viene perpetuato dai più accorti e profondi leopardisti. Lo commisi sulla loro scia ... mai fidarsi degli studiosi ... ma verificare, verificare e studiare ...
Sul si "è poco parlato e scritto" devo pure correggermi. Ne parlò unicamente Silvia Ronchey, nella sua rubrica CL@SSICi in ttL, supplemento de La Stampa, sabato 5 luglio 2003, p. 11.
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