Ho già parlato di Yuri Stoyanov in un precedente post. Ne ho anche parlato nel testo della mia presentazione a Stones of Rimini pubblicato in questo post.
Nel 2002 mi inviava dal Warburg Institute queste foto del Tempio Malatestiano bombardato.
Nel 2002 mi inviava dal Warburg Institute queste foto del Tempio Malatestiano bombardato.
Rimini, Tempio
Malatestiano, Navata, guardando verso l’altare principale, neg. Major Paul
Gardner, dicembre 1944
Rimini, Tempio
Malatestiano, Muro sinistro della navata solcato da una lesione, neg. Major
Paul Gardner, dicembre 1944
Rimini, Tempio Malatestiano,
Dettaglio decorativo della facciata, non danneggiato, neg. Lt. Col. Ward
Perkins, marzo 1945
Rimini, Tempio
Malatestiano, Lesione sulla facciata meridionale dovuto al cedimento della
medesima, neg. Lt. Col. Ward Perkins, marzo 1945
Rimini, Tempio
Malatestiano, Angolo sud-occidentale. La linea del plinto mostra chiaramente lo
strapiombo della facciata, neg. Lt. Col. Ward Perkins, marzo 1945
Rimini, Tempio
Malatestiano, Facciata meridionale, lesione dovuta allo strapiombo della
facciata, neg. Lt. Col. Ward Perkins, marzo 1945
Rimini, Tempio
Malatestiano, Facciata settentrionale, con lesioni dovute allo strapiombo della
facciata, neg. Lt. Col. Ward Perkins, marzo 1945
Rimini, Tempio
Malatestiano, Lesioni causate dallo strapiombo della facciata, neg. Lt. Col.
Ward Perkins, marzo 1945
Rimini, Tempio
Malatestiano, L’esterno dell’Alberti ha sofferto pochissimo, tranne che per lo
strapiombo della facciata (qui visibile come una rottura nella linea del plinto
lungo la fiancata) che richiederà la completa ricostruzione della facciata e
dei due basamenti, neg. Lt. Col. Ward Perkins, marzo 1945
Il rapporto ufficiale dei danni
al Tempio Malatestiano è offerto da Emilio Lavagnino, Cinquanta monumenti italiani danneggiati dalla guerra: Testo di Emilio Lavagnino. Prefazioni di Benedetto
Croce, C. R. Morey e Ranuccio Bianchi Bandinelli. (associazione Nazionale per il restauro dei monumenti
italiani danneggiati dalla Guerra), Istituto poligrafico dello stato, Roma, 1947, di cui è
disponibile anche una traduzione in inglese sotto il titolo Fifty War-Damaged Documents of Italy / Italian association for italian war-damaged
monuments; text by Emilio Lavagnino; forewords by Benedetto Croce, C. R. Morey,
R. Bianchi Bandinelli; translations by Sara T. Morey, Istituto poligrafico dello stato,
Roma, 1946, con una relazione sul Tempio alle pp. 96-99.
Ancora importanti per i danni e
le procedure di restauro, e per le fotografie dei danni, sono: Alfredo Lenzi,
Corrado Capuzzuoli, Giuseppe Rinaldi, “Il restauro del tempio malatestiano a
Rimini”, in Giornale del genio civile 85,
settembre-ottobre 1947, pp. 381-391; Roberto Pane, “Restauri del tempio
malatestiano a Rimini”, in Atti del V
Convegno Nazionale di storia dell’architettura (Perugia-23 settembre 1948), R. Noccioli, Firenze, 1957, pp. 643-647;
Emilio Lavagnino, “Il restauro del tempio malatestiano”, in Bollettino d’arte 35, 1950, pp.
176-184; e Italia, Ministero della Pubblica Istruzione - Direzione generale delle antichità e belle arti, La ricostruzione del patrimonio artistico italiano, Libreria dello
Stato, Roma, 1950,
pp. 92-107.
Vedi infine il più recente Angelo
Turchini, Il tempio distrutto: distruzione, restauro, anastilosi del Tempio
Malatestiano: Rimini 1943-1950, Società editrice «Il Ponte Vecchio», Cesena, 1998, con
ampio repertorio delle fonti e bibliografia alle pp. 155-159.
L’attuale forma dell’edificio è
il risultato di un enorme lavoro di ricostruzione. Ogni blocco marmoreo dei
muri esterni fu numerato e rimosso e l’intero edificio riassemblato. Il delicato
lavoro fu finanziato con 15 milioni di lire dal governo italiano e 65 mila
dollari da Samuel Kress, su sollecitazione di Bernard Berenson e Doro Levi
attraverso l’American Association for the Restoration of Italian Monuments. I lavori cominciarono nell’ottobre
1947 e furono completati il 30 dicembre 1949. Di Samuel H. Kress e della Kress Foundation abbiamo già parlato in almeno un paio di nostri post (a questo link e a quest'altro link).
Alcune informazioni sul
bombardamento della città sono date da Lavagnino, Fifty Monuments, p. 98.
Vedi anche Touring Club Italiano, Emilia-Romagna,
5a ed., Touring Club Italiano, Milano, 1971, p. 677; Carla
Catolfi Ferri, Ferrucio Farina, Emilio Salvatori, Paolo Zaghini (a cura di), Macerie: Rimini bombardata fotografata da Luigi
Severi (1943-44), Bruno Ghigi Editore, Rimini, 1984.
Vedi inoltre Bruno Ghigi, La guerra a
Rimini e sulla linea gotica dal Foglia al Marecchia, Bruno Ghigi Editore, Rimini, 1980.
Il
monastero a fianco del Tempio fu gravemente danneggiato da un massiccio
bombardamento del 28 dicembre 1943. In questo bombardamento furono impegnati
126 aerei, che saganciarono su Rimini un immenso carico di bombe, distruggendola.
L’obiettivo ero lo scalo ferroviario, collocato al centro delle città. A causa
dell’assoluta imprecisione nel tiro, ciò ebbe come conseguenza la completa
distruzione della città di Rimini. Il Tempio
Malatestiano, in via IV Novembre, venne colpito quattro volte, in maniera piu o meno grave: fra il 28 e il 30 dicembre 1943, il 29
gennaio, il 24 marzo ed infine il 22 giugno 1944. I più pesanti danni-furono subiti nel
bombardamento del 29 gennaio 1944, che colpì anche, di nuovo, il
monastero/museo. Ugo Ughi (1908-1956), Commissario
straordinario al Comune di Rimini dal 27 novembre 1943 ai primi del settembre
1944, scrisse nel verbale del bombardamento del 29 gennaio al Capo della
provincia: «La incursione del 29 gennaio passera alla storia per la selvaggia
irreparabile offesa inferta al massimo monumento sacro della Rinascenza
Italiana, testimone e simbolo delle più gloriose tradizioni storiche di Rimini, fulgida gemma del patrimonio
artistico nazionale: il Tempio Malatestiano.
Un grappolo di bombe 1'ha colpito al centro e nella parte posteriore con
effetti rovinosi: 1'Abside distrutto, il tetto dell'immensa unica navata
completamente crollato; 1'interno devastato; i muri perimetrali su ambo i lati
dell'Altare Maggiore squarciati e, nelle restanti parti, gravemente lesionati;
la grande fiancata sinistra notevolmente inclinata rispetto al suo centro di
gravita; le cappelle laterali con i preziosi cimeli malatestiani e le classiche
arcate parzialmente frantumate; il sepolcro di Sigismondo spaccato e
scoperchiato, quello di Isotta incrinato; colonnette marmoree, fregi, lesene,
motivi ornamentali e decorativi spazzati o deteriorati» (cit. in Macerie:
Rimini bombardata fotografata da Luigi Severi (1943-44), fot. 20)
Poiché molti dipinti dei secoli
XVI e XVII erano troppo grandi per essere facilmente nascosti, furono lasciati
nel museo. Ventitrè furono distrutti, insieme a due bronzi; altri venti furono
danneggiati. Le raccolte numismatiche divennero la preda favorita di ladri che
rubarono circa cinquantatre medaglie malatestiane. Anche dopo la liberazione
della città vi furono ulteriori danni al patrimonio culturale. Nel tentativo di
trovare legna da ardere nel duro inverno del 1944, alcuni abitanti cominciarono
a bruciare le cornici e le tele che erano rimaste esposte. Ancor peggiore fu il
destino dell’unica parte del monastero/museo che era sopravvissuta. Le sue
travi di sostegno furono ripetutamente vandalizzate come legna da ardere,
indebolendo l’ultimo appoggio della struttura. Il 14 novembre 1946 crollò
semplicemente, ultima testimonianza di sei secoli di storia.
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