Questo è il testo del decreto di condanna a Giuseppe Balsamo Conte di Cagliostro emesso il 7 aprile 1791.
In occasione della Gran Loggia del Rito Simbolico Italiano, che si è tenuta ieri 4 giugno 2011 a San Leo (vedi precedente post), il Grande Oriente d'Italia ha fatto dono al Comune di San Leo di una sua riproduzione fotografica. Nel grande quadro con passepartout è stato affiancato all'originale una traduzione dal latino, in grado di far comprendere al più ampio pubblico il suo significato.
Nel pieno pomeriggio del 17 maggio scorso sono stato contattato da Bernardino Fioravanti, Gran Bibliotecario del GOI, che me ne ha cortesemente richiesto una "traduzione moderna". Per quanto arrugginito nella pratica di traduzione dal latino (la mia ultima piena immersione risale ai tempi della traduzione del Commento al sogno di Scipione), nel primissimo pomeriggio del giorno dopo gli trasmettevo la traduzione richiesta, qui sotto riportata.
Premetto che è difficile rendere "moderno" il circonvolutissimo latino curiale del Settecento, restando aderenti al testo reale.
Parlo di testo reale, perché, dato che spesso vengo tarantolato da punture di scrupolo filologico, dopo la mia rapida traduzione ho voluto controllare se ne esistevano altre.
Ebbene sì, ce n'è una di ampia circolazione che definirla una traduzione libera sarebbe farle un complimento e chiamarla una parafrasi un puro eufemismo, zeppa com'è di proposizioni del tutto inesistenti e di gravi mancanze che ne snaturano gravemente il contenuto. La si ritrova ripetuta paro paro, solo per nominare alcuni testi - meno della metà -, in José Antonio Ferrer Benimeli (Masoneria, Iglesia e Ilustración, 1977), Raffaele de Chirico (Il processo della Santa Inquisizione a Cagliostro, 1990), Pier Carpi (Cagliostro: il maestro sconosciuto, 1997), Enrico Foschi (La massoneria nella storia politica d'Italia, 1999), Morris L. Ghezzi (Il segno del compasso, 2005). Di tutta questa serie l'archetipo originario della "traduzione" (sic) è in un testo del 1791 pubblicato a Venezia e attribuito a Giuseppe Compagnoni: Corrispondenza segreta sulla vita pubblica, e privata del conte di Cagliostro con le sue avventure e viaggi in diverse parti del mondo, e spezialmente in Roma, con l'estratto del suo Processo, e Sentenza; e gli arcani della setta degl'illuminati e liberi muratori, pp. 155-157. E questa pseudo-traduzione è anche ripetuta in parte alla voce "Cagliostro" in Wikipedia e in vari siti internet.
Credo che il testo del manifesto sia stato pubblicato a stampa fin dalla seconda metà dell'Ottocento e quindi sia a disposizione degli studiosi da più di un secolo abbondante: un po' più di acribia (che non è il nome di un difetto) filologica da parte degli studiosi e tra questi dei Fratelli Massoni non sarebbe un male. Dopodiché so bene che non solo su internet, ma anche in campo letterario è più semplice il copia e incolla, ma questo talvolta conduce ad un'autoreferenzialità che perpetua gravi errori. Ne so qualcosa con il mio lavoro.
Parlo di testo reale, perché, dato che spesso vengo tarantolato da punture di scrupolo filologico, dopo la mia rapida traduzione ho voluto controllare se ne esistevano altre.
Ebbene sì, ce n'è una di ampia circolazione che definirla una traduzione libera sarebbe farle un complimento e chiamarla una parafrasi un puro eufemismo, zeppa com'è di proposizioni del tutto inesistenti e di gravi mancanze che ne snaturano gravemente il contenuto. La si ritrova ripetuta paro paro, solo per nominare alcuni testi - meno della metà -, in José Antonio Ferrer Benimeli (Masoneria, Iglesia e Ilustración, 1977), Raffaele de Chirico (Il processo della Santa Inquisizione a Cagliostro, 1990), Pier Carpi (Cagliostro: il maestro sconosciuto, 1997), Enrico Foschi (La massoneria nella storia politica d'Italia, 1999), Morris L. Ghezzi (Il segno del compasso, 2005). Di tutta questa serie l'archetipo originario della "traduzione" (sic) è in un testo del 1791 pubblicato a Venezia e attribuito a Giuseppe Compagnoni: Corrispondenza segreta sulla vita pubblica, e privata del conte di Cagliostro con le sue avventure e viaggi in diverse parti del mondo, e spezialmente in Roma, con l'estratto del suo Processo, e Sentenza; e gli arcani della setta degl'illuminati e liberi muratori, pp. 155-157. E questa pseudo-traduzione è anche ripetuta in parte alla voce "Cagliostro" in Wikipedia e in vari siti internet.
Credo che il testo del manifesto sia stato pubblicato a stampa fin dalla seconda metà dell'Ottocento e quindi sia a disposizione degli studiosi da più di un secolo abbondante: un po' più di acribia (che non è il nome di un difetto) filologica da parte degli studiosi e tra questi dei Fratelli Massoni non sarebbe un male. Dopodiché so bene che non solo su internet, ma anche in campo letterario è più semplice il copia e incolla, ma questo talvolta conduce ad un'autoreferenzialità che perpetua gravi errori. Ne so qualcosa con il mio lavoro.
Ma ecco la traduzione: frettolosa e quindi perfettibile, magari anche con qualche errore, ma più sicura di quella diffusa.
DECRETO
Feria
V [giovedì] nel giorno 7 Aprile 1791
Nella
Congregazione Generale della Santa Romana e Universale Inquisizione con sede
nel Palazzo Apostolico presso S. Pietro alla presenza del Santissimo Signore Nostro, Nostro Signore per Divina Provvidenza
PAPA PIO VI e degli Eminentissimi e Reverendissimi SS. Cardinali della Santa
Romana Chiesa in tutta la Cristiana Repubblica, specialmente deputati dalla
Santa Sede Apostolica contro la eretica pravità Generali Inquisitori.
Stabilita
la causa del palermitano Giuseppe Balsamo detto Conte Alessandro di Cagliostro
denunciato, inquisito, accusato e rispettivamente confesso di più delitti; come
pure scoperte le collegate Censure Teologiche di quel Libro manoscritto in
lingua francese, il cui titolo «MAÇONERIE EGYPTIENNE» reperito presso il medesimo Giuseppe Balsamo in
occasione della stessa perquisizione dei locali fatta in occasione della sua
Carcerazione, in cui sono contenute superstizioni, riti, Costituzioni ed
istruzioni dallo stesso composte a favore della Setta Egiziaca, dal medesimo
prescritte, comunicate altresì talora con esemplari del detto manoscritto,
della cui Setta constava essere stato Istitutore e Propagatore, come anche egli
stesso è confesso.
Il
medesimo Santissimo Signore Nostro, uditi i voti degli Eminentissimi e
Reverendissimi Signori Cardinali, dichiarò il predetto Giuseppe Balsamo essere
incorso ed esser caduto nelle censure e in tutte le pene promulgate contro gli
Eretici formali, Dogmatisti, Eresiarchi, Maestri e Seguaci della Magia superstiziosa,
come pure nelle censure e pene stabilite tanto nelle Costituzioni Apostoliche
di Clemente XII e Benedetto XIV contro le persone che in qualunque modo
favoriscono e promuovono le Società e Conventicole volgarmente dette «DEI
LIBERI MURATORI» o «FRANC MAÇONS», quanto nell’Editto della Segreteria di Stato
promulgato il giorno 14 Gennaio 1737 contro quelli che ciò stesso perpetrarono
in Roma o in alcun luogo soggetto al Potere Pontificio, a titolo però di grazia
speciale commutò la pena della consegna al Braccio Secolare nel Carcere
perpetuo nella Fortezza di S. Leo, dove dovrà essere strettamente custodito
senza speranza di grazia, fatta per se stesso l’abiura nella dovuta forma da
tutte le eresie e superstizioni, alle quali con l’animo e con l’opera si è
saputo con certezza aver aderito.
Il
detto Libro manoscritto, poi, ordinò di proibire e di condannare, in quanto col
presente decreto condanna e proibisce come contenente riti, proposizioni,
dottrina e sistema stendente una larga via alla sedizione, distruttivo della
Religione Cristiana, superstizioso, blasfemo, empio ed ereticale.
Questo
libro stesso, pertanto, così proibito e condannato, Sua Santità vieta affinché nessuno osi tenerlo presso di sé,
trascrivere, o comunicare ad altri, o dare alla stampa, o divulgare in
qualsivoglia modo in qualche lingua, sotto pena della Scomunica per i
Contravventori per il fatto stesso senza dover incorrere in alcuna
dichiarazione, e affinché sia interamente annientato, o almeno sia nominato in seguito non
senza perpetua nota d’infamia, la medesima Sua
Santità prescrive che in Piazza S. Maria sopra Minerva il giorno 4
maggio del corrente anno, nel tempo in cui nel prossimo Convento della medesima
S. Maria si terrà la Sacra Congregazione, sia pubblicamente bruciato dal
Ministro di Giustizia insieme con gli Strumenti appartenenti alla predetta
Setta trovati presso il menzionato Giuseppe Balsamo.
Infine
per più limitare l’empietà di questi Novatori stabilì di rinnovare per mezzo di
una sua Costituzione Apostolica da emettere in seguito e di confermare le
predette Costituzioni dei Suoi Predecessori Clemente XII e Benedetto XIV contro
le Aggregazioni o Conventicole volgarmente dette «DEI LIBERI MURATORI» o «DES FRANC MAÇONS» o altre dello stesso genere con qualunque nome siano
designate, fatta speciale menzione della Setta, di cui qui si tratta, Egiziaca,
inoltre poi dell’altra che è volgarmente detta «DEGL’ILLUMINATI», inflitte contro le medesime le pene degli Eretici.
Giuseppe Maria
Ferruzzi Notaio della Santa Romana e Universale Inquisizione.
Luogo
del Sigillo
Il
giorno 3 maggio 1791 il suddetto Decreto fu affisso e pubblicato alle porte
della Basilica del Principe degli Apostoli, Palazzo del Sant’Uffizio, nella
Piazza di Campo dei Fiori e negli altri luoghi soliti e consueti di Roma da me
Pietro Deligne Cursore della Santissima Inquisizione
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ROMA, Stamperia della Reverenda Camera Apostolica, 1791