In occasione del 155° Anniversario
dell’Unità d’Italia, l’Amministrazione comunale di Rimini organizza una
cerimonia celebrativa nel corso della quale verrà scoperto un busto di Giovanni
Venerucci, il primo e più celebre patriota risorgimentale riminese che perì
nella sfortunata spedizione organizzata dai Fratelli Bandiera nel 1844.
L’evento è organizzato con la collaborazione dell’Associazione
“Giovanni Venerucci” che si è fatta promotrice dell’iniziativa donando al
Comune di Rimini il busto del patriota riminese realizzato dallo scultore e
Fratello Orazio Vitaliti.
L’Associazione “Giovanni Venerucci”, fondata a
Rimini nel 1983 su impulso di Antonio Calderisi, Gran Maestro Onorario “alla
memoria” del Grande Oriente d’Italia venuto a mancare nel novembre del 2011,
dopo essersi impegnato, fino all’ultimo dei suoi giorni, per la “primavera”
della Massoneria, è da anni iscritta al Registro regionale dell’Emilia-Romagna
delle associazioni di promozione sociale e, come espressione profana, riunisce
tutti i Fratelli delle Logge all’Oriente di Rimini (RL “Giovanni Venerucci” n. 849
e RL “Guido Nozzoli” n. 1282) e all’Oriente di Riccione (RL “Europa” n. 765 e
RL “Giovine Europa Orgoglio Massonico” n. 1466).
Fu proprio il 25 luglio 2011, in occasione delle celebrazioni del 150°
dell’Unità d’Italia durante un convegno di “Omaggio a Giovanni Venerucci”,
realizzato dal Comune di Rimini con la collaborazione dell’Associazione “Giovanni Venerucci”, dell’Associazione Mazziniani
d’Italia - sezione di Rimini e dell’Istituto per la Storia del Risorgimento
Italiano - comitato di Rimini, per commemorare il patriota riminese, che l’Associazione
“Giovanni Venerucci” lanciò l’idea di realizzare un busto del patriota riminese.
Al protomartire risorgimentale è dedicata una targa,
posta sotto il municipale Palazzo dell’Arengo, inaugurata il 28 ottobre 1900
dalla Federazione “Giuseppe Mazzini” durante una cerimonia che vide la
partecipazione di quattromila persone, rimossa a seguito del terremoto del 1916
e ripristinata soltanto il 29 luglio 1961 per iniziativa dell’Associazione Veterani
e Reduci Garibaldini in occasione del primo centenario dell’Unità d’Italia.
Esisteva, inoltre, un busto in gesso del martire, modellato nel 1912 dallo
scultore Enrico Panzini e appartenente ai discendenti dell’eroe, distrutto dai
bombardamenti aerei della II Guerra Mondiale e di cui resta una foto conservata
nella civica Biblioteca Gambalunga. Di qui l’idea di realizzare un busto in
bronzo dedicato a Venerucci, di cui si è fatto sollecito e ottimo esecutore il
Fratello Orazio Vitaliti. L’approvazione dell’Assessore alla Cultura Prof.
Massimo Pulini, il perfezionamento dell’atto di donazione al Comune di
Rimini-Assessorato alla Cultura, l’individuazione di un luogo idoneo per la
collocazione del busto bronzeo e i relativi problemi tecnico-burocratici hanno
protratto i tempi di questa nobile intenzione di testimoniare nel tempo, con un’opera
che rimarrà patrimonio della Città, l’adesione ideale a quei valori e principi
universali che hanno motivato i tanti Italiani che hanno combattuto e sono
morti per realizzare l’unità e la libertà del Paese. Ma, infine, giovedì 17
marzo 2016 alle ore 16.30 si svolgerà la cerimonia di scoprimento del busto di
Giovanni Venerucci, significativamente collocato nel Centro Storico in Via
Fratelli Bandiera all’incrocio di Via Giovanni Venerucci.
Giovanni Venerucci
nasce a Rimini il 2 novembre 1808. Fabbro-ferraio, giovanissimo partecipa ai
moti del 1831 la cui fiammata da Modena si propagò subitamente nelle Romagne,
raggiunse le Marche e accese l’Umbria. Affilato alla “Capanna” carbonara dei “Fratelli
del Dovere”, sottoposto a una rigorosa sorveglianza della polizia pontificia, perse
il lavoro. Ciononostante, nell’aprile del 1832, ottenne il passaporto per
recarsi a Foligno, città funestata da un recente terremoto, dove sperava di
trovare lavoro. Verso il 1837 lo ritroviamo a Trieste, dove salpò per Corfù,
isola allora protettorato inglese in cui gli era stato promesso un lavoro. Qui
si affiliò alla Giovine Italia e fu membro della Loggia “Fenice” n. 1
all’Oriente di Corfù, fondata con patente del Grande Oriente di Francia il 23
giugno 1843.
Partecipa alla sfortunata spedizione dei Fratelli
Bandiera che si conclude con la cattura da parte delle truppe borboniche di
Venerucci e di altri undici compagni di spedizione. II 25 luglio 1844, in
località Vallone di Rovito in provincia di Cosenza, Giovanni Venerucci e altri
otto partecipanti alla spedizione vengono mandati a morte, mentre a tre loro
compagni è comminato l’ergastolo.
Fiero
e imperturbato, con l’intrepida serenità del martire, di fronte al plotone di
esecuzione, dopo aver baciato ad uno
ad uno i compagni, si rivolge ai soldati gridando loro: “Fratelli, tirate al
petto e risparmiate la testa; poi gridate come noi: Viva l’Italia!”. Per l’irregolarità
delle scariche, morì per ultimo, di nuovo gridando: “Viva l’Italia, viva la
libertà, viva la patria”.
Di lui ci resta un ritratto disegnato prima
dell’esecuzione da uno dei graziati della spedizione dei Bandiera, Giovanni
Pacchioni (1819-1887), litografo e scultore, repubblicano e Libero Muratore.
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